Il periodo di Los Angeles e l’influenza della scherma occidentale
” Se il mondo non va al JKD, porterò il JKD al mondo”
fu questa la dichiarazione di Bruce Lee quando all’ apice del successo nel 1970, fece una mossa che lasciò di stucco tutta comunità delle Arti Marziali, chiuse tutte e tre le Sue Scuole (Seattle, Oakland, Los Angeles). Ma per capirne le motivazioni è necessario fare un passo indietro nel tempo.
Nel 1966, la Famiglia Lee si trasferi da Oakland a Los Angeles, per via della carriera cinematografica di Bruce. La famosa dimostrazione di Bruce agli International Karate Championships del 1964 a Long-Beach, aprì al Piccolo Drago le porte del mondo della celluloide e permise di conoscere personaggi importanti, quali Daniel Arca Inosanto. All’epoca dell’ incontro Inosanto era una cintura nera di Kempo della Scuola di Ed-Parker e praticava anche altre Arti Mraziali, quali iòl Karate lo Judo e il Kali-Filippino, che aveva appreso da importanti Maestri Filippini emigrati negli States.
Dan Inosanto fu da subito colpito dall’ abilità e dal magnetismo di Bruce Lee e diventò da subito un suo fervido allievo ed in seguito un eccellente istruttore.
Come egli disse nel suo libro JKD Arte e Filosofia di Bruce Lee, “dopo la manifestazione di Long Beach, rientarto in albergo non dormii tutta la notte, talmente ero impensierito e folgorato dalle capacità eccezionali di Bruce, che misero in discussione tutti i miei anni di pratica nelle Arti Marziali”.
Nella College-Street del quartiere cinese di Los Angeles , al numero 628, Sijo Bruce Lee aprì la sua terza scuola di Arti Marziali, però a differenza delle altre volte non fece alcuna pubblicità, perchè aveva maturato la convinzione personale che doveva essere il puro interesse a spingere le persone verso la sua Arte.
Per tale ragione non mise alcuna insegna al di fuori della Scuola e dipinse le finestre di rosso affinchè non si potesse vedere all’ interno ed i passanti venissero sviati. Al fine di dare un tocco di originalità alla scuola, la dotò di ferree regole e la prima era del tutto esclusiva: “per entrare si doveva essere presentati da uno studente che si faceva garante della serietà del nuovo arrivato”.
Inutile dire che la scuola, pur senza pubblicità, attirò diversi allievi e visitatori, per via della crescente notorietà da divo di Bruce Lee, tuttavia coloro che si presentavano mossi solo dalla curiosità erano messi alla porta.
Il Kwoon di Los Angeles era difficile da trovare e il costo per gli studenti era di 22 Dollari al mese.
In questo periodo, Bruce Lee, assieme all’amico-allievo Dan Inosanto, iniziò un’opera di distillazione e ricognizione della propria Arte.
Desideroso di elevare lo standard qualitativo della sue conoscenze, accompagnato da Inosanto, prese a girare tutte le librerie e biblioteche in circolazione, alla ricerca di testi di Pugilato, Lotta, Scherma, Filosofia, Scienze motorie e Psicologia.
Inoltre collezionava riviste di cultura fisica, con lo scopo di sperimentare le nuove metodologie di allenamento dell’ epoca, adattarle alle proprie esigenze ed evolverle.
In poco tempo, agevolato anche dalle maggiori possibilità economiche, accumulò una impressionante quantità di testi che andarono a supportare la sua già ricca libreria.
L’assiduo allenamento personale, l’ insegnamento (seppure non più assiduo) e l’attenta autocritica, lo condussero verso una serie di conclusioni che sradicarono tutti i canoni classici delle Arti Marziali. A Bruce Lee non piaceva insegnare e preferiva relegare tale attività ad altri, quando si trattava di dirigere una classe. Invece si dedicò molto alle lezioni private, in quanto credeva che le potenzialità individuali dovevano essere sviluppate in modo selettivo.
La conclusione alla quale Bruce Lee arrivò era che nelle Arti Marziali troppo tempo veniva speso per curare la tecnica e troppo poco alla cura della condizione fisica. La migliore tecnica non valeva nulla se non veniva sostenuta da una buona forma atletica. Convinzione maturata dopo la famosa sfida di Oakland (con Wong Jack Man), che lo indusse ad avviare una profonda evoluzione della sua Arte e delle metodologie di allenamento e preparazione fisica.
Bruce Lee approcciava lo studio delle Arti Mrziali in modo molto innovativo, rispetto ai marzialisti del suo tempo. Quando Bruce Lee studiava nuove tecniche e metodologie di allenamento le trasformava completamente, tale era il suo genio e la sua capacità di analisi ed ottimizzazione.
Era un uomo capace di effettuare cambiamenti veloci e radicali, anche di elementi che in precedenza erano stati fondanti per suo stile. Tutto ciò che la sperimentazione dimostrava essere inefficente veniva cambiato o sostituito con soluzioni innovative e più efficaci. I programmi di studio del Jun Fan Gung Fu cambiarono a Los Angeles circa 1 volta al mese. Vennero così stravolti i vecchi modelli di allenamento e Bruce Lee iniziò un nuovo percorso, traendo dalla passata esperienza l’ impulso per arrivare verso mete più ambiziose.
Si aprì l’era dell’ allenamento con con l’ attrezzatura mirata, sino ad arrivare al perfetto cross training o allenamento incrociato, dove venivano implementate in una singola seduta, resistenza-forza-velocità-flessibiltà e coordinazione, tutte qualità che Bruce Lee giudicò essenziali per un artista marziale.
Il termine Jeet Kune Do è stato coniato per la prima volta il 9 Luglio del 1966 da Lee durante un giro in auto con Dan Inosanto per la ChinaTown di Los Angeles. I due stavano discutendo sulla Scherma Occidentale e sul modo di contrastare l’ attacco. Bruce Lee disse a Dan che il modo migliore era quello di arrestarlo e non di usare il canone classico della parata e del contrattacco. L’idea era quella di fermare l’attaccante sulla porta, ovvero mentre sta entrando per la porta.
Allora Dan gli chiese come si diceva in cantonese e Lee parafrasò :” Jit-Kune-Do” che espresso in Asiatico-Americano suonerà per sempre come Jeet-Kune Do.
Se letteralmente Jeet Kune Do significa la via/il metodo per intercettare il pugno (Kune) è evidente che il significato è più ampio e deve intendersi applicato ad ogni attacco.
Secondo il Jeet Kune Do l’ offesa poteva essere intercettata anche sulle linee basse, “stoppando l’attacco contro lo stinco-ginocchio” ed in proposito Bruce Lee precisava che le linee basse erano quelle meno considerate durante un vero combattimento e quindi le più deboli.
Nel suo diario personale, Bruce Lee menziona in primis il Jeet Kune Do l’ 8 Gennaio del 1967.
Bruce Lee studiò il pensiero del famoso filosofo Indiano panteista Krishnamurti e applicò alcuni dei suoi principi al JKD, primo tra tutti quello “della morte verticale”, l’antidogma, per cui nel 1967 abbandonò definitivamente i dogmi e le dotrine classiche.
Bruce Lee non era interessato a confrontare il Jeet Kune Do con le Arti Marziali dell’epoca, perchè semplicemene lo considerava qualcosa di completamente diverso e quindi non raffrontabile
Tra il 67 ed il 73, Bruce Lee e Dan Inosanto passarono in rassegna svariate altre Arti Marziali e Sports da combattimento, con il fine di operare un’ accurata selezione di tecniche, in grado di far evolvere ulteriormente il JKD, renderlo esclusivo e inimitabile.
Nessuna altra arte marziale avrebbe dovuto copiarne i metodi e le tecniche, se non diventando essa stessa JKD! La sentenza verso metodi e sistemi come prodotti fu dura ed aspra.
Il processo durò tre anni, (anche se la ricerca sostanzialmente finì solo a causa della prematura morte di Lee) ed ebbe come regola quella di scartare tutte quelle tecniche, che pur applicabili efficacemente in un contesto reale, mancavano di connessione o punto di ancoraggio con quelle già selezionate.
Il Jun Fan Gong Fu sono le Arti Marziali di Lee Jun Fan (Bruce Lee) e si usavano fare le seguenti distinzioni: Jun Fan Kick-Boxing, Jun Fan Western-Boxing, Jun Fan Wing-Chun, Jun Fan Chin-Na (o Grappling), Jun Fan Weapons (mai insegnate nelle scuole)
Il Jun Fan Gung Fu è il fondamento del JKD, il quale rispetto a questi rappresenta il sostegno ideologico al combattimento.
Il Jeet Kune Do non è un’Arte immutabile, ma anzi si nutre del concetto di cambiamento, in quanto cambiare con il cambiamento significa non cambiare.
Il JKD può assumere tutte le forme, puntare a tutti gli stili senza essere condizionato da nessun Stile e nessun Metodo. Per questa ragione altri Stili e sistemi come il Kali, il Silat, il BJJ, le MMA sono entrati nella sfera d’influenza del JF/JKD ed altri ancora ne ispireranno la strada.
Lee definì il suo JKD come “Una forma sofisticata di lotta da strada” i cui seguaci erano molto orgogliosi di apprendere. Inglobando concetti filosofici-tecnici e psiciologici, egli creò un box a misura di individuo, che doveva essere scoperta dallo studente secondo il motto “Io ti ho dato gli strumenti, impara tu come servirtene e svilupparli”
Il JKD si differenziò dalle Arti Marziali di Massa in quanto nacque come Arte Marziale d’elite. Bruce Lee accettò preferibilmente praticanti già esperti, in quanto questi sapevano apprezzare quello che insegnava. (“Solo una persona su mille è in grado veramente di apprezzare la mia Arte”)
Dalla fase di Los Angeles in poi, sino a quella di Hong Kong, mano a mano che Lee diventò sempre più critico ed ostico nei confronti degli stili tradizionali, la Scherma Occidentale acquisì importanza nei suoi studi e all’interno del JKD, in quanto fu quella che in un certo senso processò l’ Arte di Yip Man.
Prova lampante è l’eliminazione del manichino di legno dalle sessioni di allenamento e le tecniche di trapping del Wing Chun ritenute troppo artificiose. In realtà non furono eliminate, ma furono trasformate in chiave schermistica nei concetti di legatura, incrociata, inquartata..
La chiave principale doveva essere l’efficacia. Non a caso Lee ammonì che nessun attrezzo poteva sostituire un avversario determinato ed agguerrito, che non sa nulla di Arti Marziali e quindi non condizionato da nessuna “morte verticale” (ossia schema preordinato). Il punto focale del JKD era il combattimento in tutte le sue forme ed il cultore del JKD aveva il dovere il allenare il corpo e la mente all’ unisono.
Grazie al fratello Peter, esperto spadacino, Lee studiò ed apprese molto dalla scherma Occidentale, si accorse dei limiti del Wing Chun affrontando le lunghe leve di Karim Abdul Jabbar, ma soprattutto fu il Maestro di se stesso.
Nel complesso l’elenco delle arti passate in rassegna da Lee e Inosanto fu il seguente:
Wing-Chun (Nord e Sud Cina), Praying-Mantis(Nord e Sud Cina), Bart-Kuar-Clan,
Yin-Yee, Artiglio d’ Aquila, Spring-Leg, Lost-Track, Law-Horn, Law Gar, Fut-Gar,
Wa-Kune, Jit-Kune, Chang-Kung-Pai, Fu-Style, Long-Style, Drunk-Style, Monkey-Style, Choy-Li-Fut, Sopraciglio-Bianco, Gru-Bianca, Taiji-Quan (Wu-Style), Boxe-Occidentale (Dempsy-Driscoll-Haislet), May-Thay, Bando (Boxe-Birmana), Karate (ShotoKan), TaeKwonDo, Lotta-Libera, Lotta Greco-Romana, Catch as Catch (Wrestling), JuDo, Savate, Serak, Ju-Jitsu (Tradizionale), Chin-Na (Nord del Sud Cina), Kali-Filippino (Dan-Inosanto), Scherma-Occidentale
Un discorso a parte merita il Chin-Na che possiamo considerare l’ “Arte-Perduta” del JKD, in quanto poco ancora considerata. Lee al momento della morte stava lavorando sul Chi, l’energia interna e sulle metodologie di implementare la potenza grazie all’uso del Chi. In realtà questo non era un nuovo capitolo.
Per tutta la vita egli sentì questa forza dentro di se e la sfruttò in modo creativo e veramente unico.
Bruce Lee, accumulò oltre 60 volumi sulla Lotta e Grappling, nonchè molti tomi sulla Scherma Occidentale, compreso il famoso libro di Marcelli e Castello. La Scherma Occidentale fu l’ ultima Arte inserita nel piano di studio. Essa merita un’attenzione particolare in quanto fu quella che per prima mutò il suo Wing Chun.
Lee apprese molto dalla Scherma Occidentale e si accorse dei limiti della sua prima arte (il Wing Chun), confrontandosi con pugili professionisti, la mentalità e la costituzione corporea del popolo americano.
Contrariamente a quello che è stato scritto e che si legge in numerosi libri, non furono 26 le Arti Inserite, ma ben di più, inoltre le tecniche e le metodologie prese a prestito vennero talmente modificate da diventare quasi irriconoscibili.
Più avanti, nella fase di Hong Kong, il JKD evolse ulteriormente quando Lee riconsiderò elementi sottovalutati in precedenza, quali l’ imprevisto e la capacità di resistenza e di risposta di un oppositore, la forza dettata dalla disperazione di non soccombere. Si accorse così che l’idea dell’ intercettare era limitata, nel senso che doveva prevedere la finalizzazione immediata dell’avversario, in quanto in caso contrario, l’avversario poteva chiudere la distanza e il combattimento passava al suolo, con un colpo o una presa e quindi si poteva rimanere sopraffatti.
Non bastava più intercettare e quindi ancora una volta la scherma con le sue tattiche e strategie giocò un ruolo dominante. Tuttavia, non bastando l’approccio schermistico da solo a dare tutte le risposte, esso venne affiancata dal wrestling, grazie al supporto ed alla collaborazione di grapplers esperti del passato e del suo presente come (Wally Jay /Gene la Bell/ Larry Hartsell, Nyshioka ed altri).
Lee mostrò al mondo l’evoluzione del JKD nel lungometraggio Game of Death.
Bruce Lee fu anche molto lungimirante: predisse che un giorno tutte le Arti Marziali si sarebbero uniformate secondo un concetto di efficienza su tutte le distanze (situazioni di uso degli strumenti), anticipando di gran lunga le MMA.
La lunga ricerca suggerì delle soluzioni interessanti, poichè andò direttamente ad individuare i punti deboli ed i lati forti di ciascuna Arte. Il fine era quello di strutturare un Arte in grado di offrire un know-how per il confronto con ogni stile.
Lee notò che ogni Arte studiata era valida su una certa distanza e ciò ne determinava la struttura ovvero il sistema di combattimento.
Ad esempio uno stile che usa le gambe è valido esclusivamente sulla lunga distanza, mentre un’arte che usa i pugni è ugualmente valida sulla media-corta distanza. Ed ancora uno stile che ricorre alle prese al clinch ed alla lotta in generale, è valido sulla corta distanza.
Per struttura di un’Arte Marziale si intende l’approccio che questa ha al combattimento, ovvero il modo con cui si attacca e ci si difende, usando una certa arte combattiva.
Ad esempio, il Karate usa una guardia bassa e colpi veloci in linea retta con bloccaggi duri e contrattacco. Il Kung Fu, invece usa una guardia più alta con mani in continuo movimento ed un gioco di piedi più raffinato ed attacchi circolari.
Nella Muay-Thay si avanza con braccia alte, non esiste una difesa vera e propria in quanto la strategia prevede una struttura impostata sull’ incassare e contro colpire, oppure eseguire quella che si chiama “Plume Saredo”, il classico Clinch, dove hanno ragione i devastanti colpi di gomito e ginocchio e le proiezioni/spinte al suolo.
Un discorso opposto succede nella Savate, dove la tecnica è finezza di spostamenti evasivi per far scaricare le azioni di offesa e poi rientrare. Nel Catch infine, esiste una struttura molto simile alla Muay-Thay, ma il confronto prosegue anche a terra.
Bruce e Dan presero il meglio di ogni arte sia in senso tecnico, che nelle metodologie di allenamento e lo incorporarono nel JunFan, che costituì lo zoccolo duro, il nucleo del Jkd.
L’attributo fondamentale della nuova arte doveva essere la velocità ed infatti su tale elemento si consolidano principi e concetti quali il pugno non telegrafico, le 5 vie dell’attacco, il colpo d’arresto, il contrattempo, il colpo d’incontro, il nuovo secondo attacco, il martello ecc..
Il cultore del JKD non doveva concentrarsi tanto sulla forma, ma quanto sulla velocità e siccome in un lotta reale il nemico doveva essere tenuto a distanza, era necessario essere veloci nel “gioco delle distanze”.
Quando il nemico tenta di avvicinarsi per colpire dovrà subire un brusco arresto incassando un tremendo calcio contro lo stinco o il ginocchio.
Mano a mano che Lee si staccò dagli stili classici, grazie alla Scherma, imparò ad entrare ed uscire su distanze sempre maggiori e sempre più velocemente.
Il problema vero, era però che il mondo non era ancora pronto a ricevere il suo JKD, un’arte marziale basata unicamente sull’uomo al di fuori dalle regole,dagli schemi dalle congetture. Per secoli, i praticanti di Arti Marziali erano stati abituati a lavorare su modelli prestabiliti, quali le Forme e l’ Arte era stata ammantata da un potere mistico, che donava un’apparente invincibilità ai suoi cultori.
Bruce Lee scardinò tutto questo, dimostrando con fatti e non a parole che nelle Arti Marziali la vera abilità era dovuta unicamente al duro allenamento. Presto il mondo delle Arti Marziali si rese conto che Bruce Lee era arrivato ad un livello di capacità ben più alto di qualsiasi altro artista marziale del suo tempo. Tuttavia, nessuno comprese che questo era dovuto soprattutto alla cieca fedeltà nell’allenamento giornaliero. La conclusione fu che se era così bravo, doveva avere qualche super potere Tale errata deduzione era sviante e non considerava la sistematicità con cui Bruce Lee conduceva i suoi pesanti allenamenti e portò spesso il JKD ad essere scambiato per un arte interplanetaria.
Per tali antefatti Bruce Lee nel 1970, non avendo più tempo per l’insegnamento collettivo e temendo una mistificazione della sua Arte, decise di chiudere tutte e tre le sue scuole e di seguire il consiglio ricevuto dall’ assistente alla produzione della serie “Green-Hornet”, Charles Fitzsimon, mettendosi a dare lezioni private ad allievi facoltosi a 250 Dollari l’ ora.
Uno degli allievi privati del periodo di Los-Angeles fu Stirling Sillipant, famoso sceneggiatore di Hollywood con il pallino delle Arti Marziali.
Sillipant, che dopo la morte di Lee si ritirò in Thailandia, raccontò di non essere stato più in grado di trovare un Maestro di Arti Marziali dello stesso spessore, genialità e carisma, per cui abbandonò lo studio marziale. Egli scrisse per lui diverse storie, quali Marlowe, Messaggi da Forze Sconosciute (in seguito interpretato da David Carradine), The way of intercepting fist (Long Street) ecc.
L’incontro tra due fu dovuto più alla curiosità di Sterling che volle accertarsi della credibilità di Lee, quando ad Hollywood arrivarono strane voci che ne decantavano le eccezionali gesta atletiche.
Ebbene una tra le tante storie che Sillipant sentì riecheggiare fu la seguente:
“”Un noto Boss di Hollywood, chiamato Vittorio Damone, un immigrato di origini italiane, amante delle musica, del bel canto e della bella vita, sentito parlare in modo eclatante di Lee e della sua abilità, non credendo nelle Arti Marziali, volle dare prova della sua esuberanza e tracotanza cercando di screditarlo pubblicamente. Questa sua convinzione divenne una certezza quando invitato Bruce Lee nella sua villa , si accorse delle dimensioni fisiche di Bruce Lee.
Damone era paranoico e per sicurezza si faceva circondare da diverse imponenti guardie del corpo armate
Così cercò di tendergli una trappola… gli disse che nessun praticante di Arti Marziali avrebbe mai potuto nulla contro le sue guardie del corpo gigantesche.
Il Boss si prese beffa di Lee in virtù del fatto che in confronto a quei gorilla il Piccolo Drago appariva minuto, ma fece un errore di valutazione, in quanto Bruce Lee non si tirò indietro e diede una bella lezione di Arti Marziali a Damone e a tutti i presenti.
Bruce Lee scelse le due guardie del corpo più grosse e le posizionò nell’ atrio delle villa in fila indiana. Il primo lo pose davanti alla porta che divideva l’atrio dal resto della casa e gli disse: “Ora io chiuderò questa porta, ma tu appena mi vedrai varcarla, mi dovrai bloccare ed atterrarmi!”
Quindi mise una sigaretta in bocca al secondo che si trovava a più o meno qualche passo dietro al primo, dicendo: “Fai molta attenzione perchè quando supererò il tuo compagno dovrai toglierti dalla bocca quella sigaretta prima che riesca a calciarla via”. Poi aggiunse : Bene ora vi ho detto quello che farò, non dovrebbe essere difficile per voi fermarmi, ma badate che io sono molto veloce!”
Il Boss volle a tutti i costi entrare nella stanza per assistere, quindi Lee invitò le guardie a contare sino a 5 e disse: “Prima che finiate di contare sarà tutto finito!” Ma Damone ribattè ai suoi uomini: ” Appena vedrete quel vermiciattolo giallo, dategli un bel calcio nel fondo schiena e così la finiamo con questa pagliacciata!”
Ma non fu contato 1…che si sentì un gradissimo botto, molto simile ad una fucilata! Lee con un potentissimo calcio laterale, fece praticamente volare via l’intera porta strappandola dai cardini, che con la violenza di un uragano investi il primo gorilla colpendolo in piena faccia.
La potenza del calcio fu talmente devastante che l’uomo arretrò andando addosso al suo compagno che si trovava dietro, il quale a sua volta, per non venire investito pose avanti le mani per proteggersi. Nell’attimo in cui le abbassò la sigaretta gli volò via dalla bocca.””
Sillipant sulla base di questa vicenda, decise che Lee sarebbe stato il suo istruttore privato di Arti Marziali; ma ci mise tre mesi per contattarlo e trovarlo perchè Bruce Lee era molto schivo. All’epoca dell’incontro Sillipant aveva 50 anni, era stato campione universitario di Scherma e proveniva dal karate tradizionale.
L’approccio filosofico di Bruce Lee all’insegnamento era DIRETTO e MOLTO ASIATICO, in quanto dava estremo valore alla trasmissione della conoscenza, per cui chiedeva cifre proibitive per ogni ora di lezione.
In questo modo era sicuro di trovarsi di fronte ad una persona estremamente motivata e decisa ad onorarlo come Maestro esclusivo ed importante.
La determinazione di Sillipant fu massima, tanto è vero che non si fermò davanti a niente e studiò con Lee per 3 anni con la frequenza di 3/4 sedute a settimana.
Il primo incontro avvenne nell’ufficio di Sillipant nella Columbia Pictures, al quale seguirono una serie interminabile di sessioni a casa di Lee a Culver City.
Il primo approccio che Sterling ebbe con Bruce riguardo al suo allenamento, fu di puro Wing-Chun, fatto contraddittorio, in quanto Lee dal 1969 eliminò completamente il lavoro al manichino di legno, il Chi Sao e molte tecniche sofisticate di Wing Chun ritenute inutili e troppo artificiose, alla pari di una gabbia dorata.
Tuttavia, Lee sapeva che il suo nuovo allievo provenendo dal Karate aveva una visone schematica delle arti marziali e pertanto decise di iniziare dal basso per arrivare al grado più alto.
Questo suo allievo progredì rapidamente, ma soprattutto arrivò a comprendere l’originalità dei metodi di Lee Jun Fan, rispetto a quanto veniva insegnato in quegli anni.
Quando Lee morì, per Sillipant fu impossibile ritornare al Karate o ad altre Arti Marziali insegnate all’epoca, perchè nessuno poteva aiutarlo a continuare il percorso intrapreso con il Piccolo Drago.