JEET KUNE DO BRANCHES
Summa Maxima Warriors Arts da lunga data ha svolto ricerche e studi nel campo del Jeet Kune Do, in prevalenza in quello definito JKD Concepts, ma anche in quello più primigino delle fasi di Oakland e Los Angeles, con Maestri quali Sifu Ted Tackett, Sifu Gary Dill e Sifu Joaquin Marcelo e con il supporto di tutto il materiale bibliografico e vide reperibile in circa 20 anni di ricerche (anche seminari e lezioni private di insegnanti di prima generazione). Per approfondire meglio gli studi nell’arte di Sijo Bruce Lee è stato scelto come Maestro di riferimento Sifu Tommy Gong, “già braccio destro” e Istruttore più anziano di Sifu Ted Wong, membro cofondatore della Bruce Lee Foundation e del JKD Nucleus, nonché autore dello splendido libro “Bruce Lee The Evolution of The Martial Artist”, con appunti inediti di Bruce Lee (lui stesso ha curato la preservazione degli appunti di Bruce Lee, conservati in 7 faldoni di 300-400 pagine, che ovviamente ha avuto la possibilità di studiare nel dettaglio). Sifu Tommy Gong, grazie anche alla sua esperienza ultra ventennale nel Nucleus e nella Foundation ha studiato il JKD e il Jun Fan Gung Fu non solo da Sifu Ted Wong, ma anche da altri allievi diretti di Bruce Lee, tra cui Taky Kimura, Jesse Glover, Daniel Lee, Allen Joe, Dan Inosanto, Bob Bremer, Peter Chin ed altri, anche durante gli eventi del JKD Nucleus e della Bruce Lee Foundation, di cui è stato uno dei principali promotori. Il riscontro positivo ricevuto da Sifu Tommy Gong dal primo tour Italiano e l’invito di Summa Maxima a creare una Scuola di JKD, hanno suggerito Sifu Tommy Gong di coinvolgere nel progetto Sifu Peter Chin, certificato in Jeet Kune Do direttamente da Sijo Bruce Lee nel ’68 (e tale certificazione lo rilasciò solo a tre studenti, Sifu Peter Chin, Sifu Ted Wong e Sifu Dan Inosanto, che però per sua decisione non insegna JKD, ma il Jun Fan Gung Fu e i concetti alla base del JKD).
Apprezzandone gli intenti e i Maestri coinvolti, alla JKDBranches si sono uniti esperti dell’Arte del Jeet Kune Do di altre nazioni (tra cui Francia, Germania, Austria, Spagna, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia e Lituania, Inghilterra, Olanda) ed è stato ammirevole verificare il risultato della cooperazione senza gelosie e preclusioni tra tanti esperti aventi provenienze e skills differenti, ma la medesima passione per il Jeet Kune Do. Al gruppo partecipano insegnati di “seconda generazione” quali Michael Inzana e Robin Vader. Michael Inzana, dopo aver studiato JKD Concepts e poi con Steve Johnson, è diventato rappresentante europeo di Sifu Leo T Fong, il quale aveva avuto una lunga sinergia con Sijo Bruce Lee all’epoca di Oakland, tanto che Sijo Bruce Lee gli aveva chiesto di insegnare nella sua p
alestra di Los Angeles, ma Sifu Leo Fong rifiutò per seguire la sua Chiesa ed in quanto era interessato solo ad allenarsi direttamente con Bruce Lee e non a seguire una classe (vi è a tale proposito la corrispondenza).
JKD Branches ha approfondito anche le origini dell’arte di Bruce Lee attraverso lo studio del Wing Chun, nella sua massima espressione, quella della scuole del GGM Ip Man, già insegnate di Bruce Lee. L’erede di tale Scuola è infatti il GM Samuel Kwok, allievo diretto dei due figli del GGM Ip Man, (GM Ip Chin e Gm Ip Chin), il cui rappresentante Italiano, Si-Fu Marcello Senes (insegnate e vice presidente JKDBranches) ha ottenuto il titolo di insegnate di terza generazione di Ip Man Wing Chun, riconosciuto dalla WTAA di Hong Kong fondata dal GMM Ip Man.
La JKDBranches, che già in partenza si poneva l’obbiettivo di radunare attorno a se più insegnati ed appassionati di JKD, è divenuta la Scuola dei Maestri Sifu Peter Chin e Sifu Tommy Gong. Sifu Tommy Gong ha apportato il suo programma JKDStrong, basato sul suo approfondito studio dell’ evoluzione dell’Arte di Bruce Lee, tipicamente diviso nelle tre fasi Seattle, Oakland e Los Angeles. Il termine più correttamente utilizzato per descrivere l’Arte studiata dalla JKDBranches è JUN FAN JEET KUNE DO, che come ha spiegato la figlie di Bruce Lee, Shannon, sta per il JKD di Bruce Lee (Jun Fan è il suo nome cinese) e allo stesso tempo vuole riferirsi all’evoluzione dal Jun Fan Gung Fu al JKD (si veda in proposito l’articolo nella sezione BRUCE LEE-JKD). La Scuola è aperta (con il permesso dei Maestri citati) ad altri insegnanti, in primis Sifu Leo T Fong grazie al suo rappresentante europeo Sifu Michael Inzana, ma anche al JKD Grappling con Sifu Mick Shore, rappresentante europeo di Sifu Larry Hartsell.
La nostra ricerca nel Jeet Kune Do non vuole comunque guardare al seme, al fiore e al frutto come entità disgiunte dalla pianta che ne è allo stesso tempo madre e figlia, ma vogliamo mantenere una visione d’insieme, che ne abbraccia contemporaneamente tutti gli aspetti, senza perdere il valore e il sapore delle singole parti. In tale senso deve essere letta l’opera di Sifu Tommy Gong citata e la massima che ha accompagnato il suo secondo Work Shop in Italia, Jeet Kune Do from A to Z (che sta per JEET KUNE DO FROM APEX TO ZENITH)
Bruce Lee formulò il Suo stile finale, il Jeet Kune Do, incorporando solo tecniche che si dimostravano efficaci in campo reale, attingendo dalle Arti Marziali Tradizionali e da Sistemi di Combattimento, evitando tutto ciò che appariva efficace sul tappeto (ambito sportivo) e inappropriato in termini di sopravvivenza sulla strada.
Spesso ciò che appare efficace in un ring può non esserlo sulla strada, nemmeno come impostazione strategica del confronto. E’ facile comprenderlo ad esempio se si pensa all’azione di un pugile, che spesso dopo aver colpito, attende i colpi dell’avversario chiudendosi (certo che poi ritornerà il suo momento per ricolpire), o colui che esperto di Brazilian Jiu Jitsu (lotta) in un combattimento di MMA (Mixed Martial Ats – Arti Marziali Miste) attende di scendere al tappeto per portare il combattimento nel suo territorio preferito (la lotta a terra).
Tali logiche e strategie possono dimostrarsi vincenti in un confronto sportivo, ma sottopongono chi le applica ad un grande rischio nel caso di un combattimento reale, non si deve dare mai all’avversario la possibilità di replicare ad un nostro attacco. Il fair play in un combattimento reale non esiste, in quanto il nostro nemico non vuole certamente essere benevolo con noi e per questo nel nostro JKD si insegna a sviluppare l’isSe si combatte usando un sistema, uno stile, un metodo, alla fine si finirà per accettarne i limiti. Accettare uno scambio di colpi durante un’aggressione in strada può essere fatale (ancor più se poi tale strategia istintivamente viene replicata contro le armi da taglio). Analogamente finire al suolo è assolutamente sconsigliato, perché certamente non ci sarà un arbitro a dirigere l’incontro ed altri pericoli potrebbero intervenire, quali ulteriori avversari o armi celate.
Il JKD analizza il combattimento reale nella sua complessità da diverse angolazioni, senza accettare limitazioni di alcun tipo.
Bruce Lee e l’approccio del JKD furono particolarmente innovativi agli inizi degli anni sessanta, per molteplici aspetti.
Sul fronte del combattimento se sino a quel momento le Arti Marziali Tradizionali si erano specializzate su determinate distanze (ad esempio Tae Kwon Do lunga distanza, Karate e Savate media lunga distanza, Muay Thai medio-corta, Wing Chun e Pugilato corta distanza, lotta/Judo combattimento a terra) e strategie di attacco e difesa (colpire di mano o di piede, proiettare, effettuare leve ecc) , nel Jeet Kune Do si vuole in modo armonico agire su tutte le distanze, avvalendosi di un ampio ventaglio di strategie e soluzioni tecniche, senza preferenze, con l’unico obbiettivo di sorprendere, dominare e quindi neutralizzare l’avversario nel modo più rapido possibile. Ogni mezzo è idoneo per raggiungere tale risultato.
Lo studio delle forme e “Kata”, caposaldo di molte Arti Marziali tradizionali, perse di importanza, tanto che Bruce Lee le definì “disordine organizzato” . Il suo interesse era infatti per il combattimento reale e la ripetizione di movimenti predefiniti assorbiva inutilmente del tempo che poteva essere utilizzato nell’allenamento in modo migliore o peggio creava pericolosi automatismi e l’abitudine ad assumere posizioni, posture e cadenze di movimento molto diverse di quelle poi utilizzate nel combattimento.
Le implicazioni psicologiche, il ritmo, l’enfasi sullo sparring, le finte, le strategie di attacco (5 vie) e difesa nel combattimento disarmato furono analizzate e codificate in modo assolutamente nuovo ed originale, costituirono materia di analisi e successiva applicazione anche nei nascentAll’attento studio delle Arti Marziali, del Pugilato e dei Sistemi di combattimento conosciuti all’epoca Bruce Lee aggiunse attente osservazioni prese da altri campi, tra cui la Scherma Occidentale, che tanto poi influenzarono il suo approccio al combattimento, specie nella lunga distanza. Curioso è osservare come la Scherma Occidentale abbia influenzato e caratterizzato un’altra Arte Marzi
Anche la preparazione fisica e l’attenzione all’alimentazione assumono con Bruce Lee un’attenzione particolare e diversa che nelle Arti Marziali Tradizionali, per l’esigenza di acquisire maggiori vantaggi sull’avversario, in termini di velocità, agilità, flessibilità, coordinazione e forza. Se la strategia è fondamentale in un combattimento, evidentemente lo è anche l’efficacia dell’arma utilizzata, per cui il proprio corpo, quale “arma naturale”, va temprato e ottimizzato nelle sue funzionalità. L’efficacia in un combattimento non dipende dall’arma, ma dall’uomo che l’adopera, tuttavia è grande il vantaggio che può determinarsi utilizzando un’arma superiore a quella dell’avversario.
Su cosa sia il Jeet Kune Do ancora oggi spesso si assiste a molta confusione e gli stessi allievi diretti di Bruce Lee ne hanno tal volta definito caratteristiche spesso molto diverse (di questo si dirà in seguito ed in altre parti del sito).
La mente geniale di Sijo Bruce Lee, i profondi studi compiuti in più campi e il contatto con alcune delle Personalità di maggior rilievo all’epoca nel Combattimento (Yip Man, Wong Shun Leung, William Cheung, James Yimm Lee, Ed Parker, Wally Jay, Chuck Norris, Jhoon Rhee, Gene LeBelle, Joe Lewis, Robert Wall, Jin Hae-Jae, Ing-Sik Whang, Muhammad Ali, Jack Dempsey solo per citarne alcuni) hanno permesso all’ Arte di Bruce Lee di compiere un marcato percorso evolutivo, che in varie epoche si differenzia anche notevolmente, per modi di allenamento, strategie di combattimento e tecniche.
In effetti anche i nomi dati alla Sua Arte nel tempo sono cambiati e coincidono sostanzialmente con Sistemi diversi, anche se ovviamente legati da Con l’arrivo negli Stati uniti a San Francisco e quindi alcuni mesi dopo a Seattle, Bruce Lee iniziò nel 1959 ad insegnare un sistema chiamato Non Classical Gung Fu, ossia una visione non classica delle Arti Marziali Cinesi (Wu Shu, meglio conosciuto come Kung Fu in Usa), basata essenzialmente sul Wing Chung (scuola Yip Man), con l’innesto di elementi di altri Stili di Kung Fu, del Nord e del Sud, che aveva potuto imparare in Cina
Nel 1964 Bruce Lee si spostò ad Oakland, per vivere assieme a Yames Jimm Lee (più anziano di lui di 20 anni, esperto in Arti Marziali e Cultura Fisica) e per la sua Arte usava il nome Jun Fan Gung Fu. Jun Fan è il nome Cantonese dello stesso Bruce Lee (che significa “Colui che ritorna”) e quindi stava ad identificare una Sua visione particolare del Kung Fu, che ormai si differenziava molto dal Wing Chung tradizionale. Bruce Lee aveva infatti rigettato quanto del Kung Fu l’esperienza pratica gli aveva dimostrato non essere utile (c’è chi parla del 70% circa, ma ovviamente ha poco significato) ed aggiunto in modo sinergico gli studi compiuti in molte altre Arti Marziali (ben oltre 26).Nel 1967, a Los Angeles, il percorso evolutivo Marziale e filosofico di Bruce Lee lo portano a coniare il Jeet Kune Do, il cui significato è La Via per Intercettare il Pugno (o più in generale l’attacco). Jeet=Intercettare Kune=Pugno Do=Via, Metodo
Il Jeet Kune Do rappresenta quindi l’ultimo anello del ricco e complesso percorso evolutivo dell’arte di Bruce Lee, un percorso che certamente non si sarebbe fermato
L’evoluzione dell’Arte di Bruce Lee e il contatto con personaggi ed allievi diversi hanno spesso reso difficile una definizione chiara di cosa sia il Jeet Kune do, dato che Bruce Lee insegnava cose diverse a seconda del periodo storico, degli studi che stava compiendo e degli allievi che aveva di fronte, probabilmente anche per meglio valorizzare negli allenamenti le diverse attitudini e caratteristiche degli allievi e sparring partners.
Il nostro studio del Jeet Kune Do vuole rimanere rispettoso di tutto il percorso evolutivo compiuto da Bruce Lee e dei principi da Lui definiti, ma comunque guardare in avanti, al futuro e trarre vantaggio anche dall’osservazione dell’evoluzione compiuta nel frattempo dalle Arti Marziali e nuovi Sistemi di Combattimento.
L’evoluzione è un fenomeno connaturato con l’Universo e l’Uomo, ogni sistema, ogni Arte evolve. In un certo senso seguire il cambiamento è come non cambiare.
Il cambiamento è necessario per mantenere gli equilibri universali ed i suoi movimenti hanno permesso di sostenere tutte le fasi della storia del Mondo.
Studiamo la Storia dell’Umanità come atto necessario per comprendere chi siamo e da dove veniamo, ma al tempo stesso usiamo la Scienza per comprendere dove stiamo andando ed evolverci, ma fedeli delle nostre radici preservandole.L’Arte è creatività, diretta espressione dell’anima dell’uomo in contatto con l’ambiente e la sua evoluzione. Sijo Bruce Lee più volte spiegò come il Keet Kune Do non doveva essere un’Arte statica, ma adattarsi alla persona e al contesto come l’acqua al bicchiere.
Seguendo i principi di Sijo Bruce Lee per tali ragioni da diversi decenni lavoriamo con Maestri di Jeet Kune Do e di molti altri Stili e Sistemi di Combattimento o Difesa Personale, sperimentando con lo scopo di vivere l’evoluzione ed incorporare ciò che utile, rigettando l’inutile, ma, vogliamo ripeterci, mantenedo costante l’attenzione su Jeet Kune Do come lo aveva definito Bruce Lee e come che lo hanno tramandato testimonianze dirette (Sifu Ted Wong, Sifu Peter Chin, Sifu Dan Inosanto).